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Silvio de Majo

Gragnano oggi è diventata la città della pasta, dove si produce il 10 per cento di uno dei fiori all’occhiello del made in Italy, con quote importanti della pasta di alta qualità. Le aziende attive sono una ventina, molte piccole e piccolissime di recente formazione, mentre tre sono tra le maggiori aziende italiane, dopo il colosso Barilla. Per spiegare i motivi del fenomeno è opportuno tracciarne la storia, che può essere suddivisa in sei fasi.

 

Origini: dalla fine del Settecento ai primi decenni dell’Ottocento.

In questa fase i «maccheronari» sono ovunque nel Regno di Napoli (da 1816 Regno delle Due Sicilie), al servizio del mercato locale e ancor più della sempre maggiore domanda della numerosissima popolazione di Napoli. Da qui scaturiscono le concentrazioni artigianali in luoghi dove da secoli si è verificata un’importante presenza di mulini ad acqua, in particolare Gragnano e Torre Annunziata.

 

Sviluppo dei sistemi produttivi manuali. 1830-1880

Tra il 1843 e il 1847, su progetto e con la direzione dell’architetto Camillo Ranieri, fu cambiato l’assetto urbanistico di Gragnano e soprattutto della strada centrale (via San Marco, poi via Roma) per sfruttare al meglio la luce, il calore solare e la ventilazione, requisiti fondamentali per un’essiccazione praticata in prevalenza all’aperto. La lavorazione è ancora quasi del tutto manuale, ma negli anni settanta si cominciano ad utilizzare impastatrici, gramole e presse meccaniche, mosse da motori a vapore. In questa fase Torre Annunziata è più avanti di Gragnano come numero di  operai ed opifici.

 

Età aurea. 1880-1914

È il periodo più fulgido dell’industria di Gragnano e coincide con il boom della produzione italiana e con l’enorme slancio delle esportazioni di pasta, indirizzate soprattutto verso le terre di destinazione dell’emigrazione. A partire dal 1896 le esportazioni raggiungono livelli mai toccati in precedenza e per circa un ventennio aumentano in modo progressivo, fino ad  un picco di 709.000 quintali nel 1913, pari a quasi sette volte quelle del 1895. Tre quinti circa di questa pasta sono prodotti in provincia di Napoli e in particolar modo a Gragnano e Torre Annunziata.

In questo periodo il nome Gragnano si afferma negli Stati Uniti. Già nel 1896 in una pubblicazione sulle tariffe di navigazione applicate da Washington vengono citate quattro ditte esportatrici, che sono alcune delle principali aziende produttrici di pasta operanti a Gragnano: Alfonso Garofalo, Vincenzo Nastro, Fratelli Garofalo, Raffaele D’Apuzzo. Il loro successo – dovuto all’uso del grano duro, alla sopraffina qualità grazie alla perfetta essiccazione – è tale che gli industriali americani oltre dieci anni dopo creano marchi falsi per spacciare come pasta di Gragnano le proprie produzioni.

Gli industriali pastai di Gragnano tra il 1892 e il 1913-14, prima dello scoppio della Grande Guerra, compiono grandi investimenti per la meccanizzazione della lavorazione, incrementano notevolmente le produzioni. Protagoniste principali di questa «età aurea» sono alcune grandi aziende, dedite sia alla macinazione del grano, con il mulino a cilindri che provoca la chiusura progressiva dei mulini ad acqua, sia alla produzione della pasta: Alfonso Garofalo, Alfonso Di Nola, Ruocco e Cuomo, Fratelli Garofalo. Queste fabbriche nel 1902 hanno motori a vapore, luce elettrica autoprodotta e un numero complessivo di 540 addetti; altre cinque fabbriche, dedite solo alla pastificazione, sono dotate di motori a vapore o a gas.  Vi sono poi 29 pastifici in cui la lavorazione è compiuta ancora solo manualmente da 700 operai.

Nel decennio successivo, il trend espansivo continua e la Alfonso Garofalo si trasforma in società per azioni e raggiunge i vertici del settore in Italia Tante aziende si dotano di motori a vapore e dei macchinari per la meccanizzazione della lavorazione: impastatrici, gramole, presse. Nel complesso dell’età aurea con questi investimenti Gragnano tiene testa all’industria di Torre Annunziata, dove sono acquistate 249 macchine per pastificio, inserendo nei pastifici 41 impastatrici, 78 gramole, 70 presse.

 

Ridimensionamento e crisi. 1915-1945

Il periodo che va dallo scoppio della prima guerra mondiale alla fine della seconda è un trentennio di grandi difficoltà per l’industria della pasta di Gragnano e di tutta la penisola, una lunga unica crisi determinata dal netto ridimensionamento delle esportazioni, con la conseguente sottoutilizzazione della capacità produttiva ed il crollo degli investimenti, dall’aumento dei prezzi al minuto e delle retribuzioni, dai problemi di approvvigionamento del grano, causati dalla politica economica del fascismo: la battaglia del grano infatti ostacola le importazioni e provoca l’aumento del prezzo dei cereali. L’industria della pastificazione è colpita anche dalla rivalutazione della lira (quota novanta), che ostacola nella seconda metà degli anni venti le esportazioni che si stanno affannosamente riprendendo. Nel 1930-31 cominciano poi a farsi sentire gli effetti della crisi economica mondiale con ulteriore riduzione della domanda; in ultimo, alla fine degli anni trenta, subentra il netto cambiamento dello scenario tecnologico (macchina continua in sostituzione del trittico impastatrice-gramola-pressa, essiccazione forzata) che sarebbe divenuto imperante dopo la seconda guerra mondiale, al quale risulta molto difficile adeguarsi a Gragnano, come a Torre Annunziata. Oppressi dai debiti molti pastifici o si rifugiano nei concordati preventivi con i creditori, oppure ridimensionano nettamente la propria presenza sul mercato.

 

Ripresa stentata, chiusure e non facili resistenze. 1945-1990

Dopo la guerra, mentre si espandono notevolmente alcune imprese del centro-nord di grandi dimensioni, come Barilla, Agnesi e Buitoni, i pastifici campani – quelli rimasti in vita nel periodo precedente o quelli che tentano di risorgere nella ritrovata pace – si ridimensionano nettamente. D’altra parte questo è un momento in cui in tutta Italia si verifica una sorta di selezione naturale nel settore con il graduale inarrestabile abbandono di tanti pastifici: nel 1970 è in attività solo il 34% del 1954, nel 1981 solo il 18%. A Torre Annunziata chiudono quasi tutti (resta solo il piccolo Setaro), a Gragnano resistono alcuni pastifici che, dopo il terremoto del 1980, grazie anche agli aiuti statali, ricostruiscono o delocalizzano gli impianti.

 

Una nuova età aurea. 1990-oggi

Negli anni novanta inizia la grande ascesa della pasta italiana sui mercati internazionali, un fenomeno inarrestabile ancora in corso, con una produzione che passa da 19,5 milioni di quintali nel 1990 a 33 nel 2015, grazie ad esportazioni che si incrementano da 5,5 a 18 milioni. In questo contesto si inseriscono bene, a partire dai primi anni del nuovo secolo, due marchi: Garofalo e Di Martino. Il primo abbina una importante presenza sui mercati esteri con uno spazio sempre maggiore nel mercato italiano (quarto marchio dopo Barilla, De Cecco e Di Vella); il secondo punta molto sui mercati esteri, con accordi importanti con alcune grandi catene di distribuzione, soprattutto inglesi.

Su livelli minori è il terzo grande pastificio, Liguori, che produce soprattutto con marchi della grande distribuzione italiana. Accanto a queste imprese si colloca una galassia di piccoli e piccolissimi pastifici (una ventina) che producono pasta di alta qualità, contribuendo in modo importante a fare di Gragnano la città simbolo della produzione italiana di pasta, insignita dal 2012 del marchio europeo IGP (indicazione geografica protetta).

 

Fonti

Archivio di Stato di Napoli, Contratti di società, 1883-1945; Archivio di Stato di Napoli, Bilanci di società 1903-1945; Archivio di Stato di Napoli,  Fallimenti, 1904-1945; Archivio della Camera di Commercio di Napoli. Cancelleria del tribunale civile di Napoli, Registro delle società, 1932-1945; Archivio comunale di Gragnano, Adunanze e deliberazioni del Consiglio comunale, 1880-2004.

Bibliografia essenziale

Betocchi, Forze produttive della provincia di Napoli, Napoli 1874; Notizie sulle condizioni industriali della provincia di Napoli, in «Annali di statistica», Statistica industriale, fc. XXXV, 1891; Reale Commissione per l’incremento industriale di Napoli, Cenni descrittivi e statistica delle industrie della città e provincia di Napoli, Napoli 1903; E. Vita, L’industria della molitura e pastificazione nella Campania e l’istituendo «Consorzio italiano cereali», Napoli 1920; R. Rovetta, Industria del pastificio, Milano 1921; G. Portesi, L’industria della pasta alimentare, Roma 1957; Gragnano dei maccaroni. Profilo storico, Gragnano 1983; F. La Cecla, La pasta e la pizza, Bologna 1998; S. de Majo, I pastifici di Gragnano e Torre Annunziata, in AA. VV., Comunità di imprese. Sistemi locali in Italia tra Ottocento e Novecento, Bologna 2001; S. Serventi – F. Sabban, La pasta: storia e cultura di un cibo universale, Roma-Bari 2004; D. Camardo-M. Notomista, Gragnano. Dalla Valle dei Molini alla Città della Pasta: Trasformazioni di un centro urbano tra il XVIII e il XX secolo, Amalfi 2013.