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Maria Rosaria Rescigno

Il cibo, nel senso cioè dei generi di prima necessità, ha avuto un ruolo non trascurabile nella costruzione più generale di uno spazio urbano moderno.

Nel Mezzogiorno la tassazione sui consumi di tali generi, a cui durante l’antico regime le comunità locali talvolta  ricorrono, diviene, nel passaggio all’Ottocento, una soluzione largamente praticata. A partire dallo snodo napoleonico infatti, per effetto dell’introduzione di un sistema statuale di concezione moderna[1], i comuni si vedono attribuire un impegno finanziario in interi settori divenuti ora di rilevanza pubblica – dalla scuola all’ordine pubblico, dall’assistenza al sistema viario, e più in generale all’edilizia urbana[2]. L’espansione, che in questo modo la spesa comunale conosce[3], viene sostenuta appunto con il ricorso largo all’imposizione indiretta.

In tali condizioni, tanto più rilevanti appaiono le scelte assunte da chi fissava le linee della finanza municipale, cioè dai consigli decurionali. In questo senso i dazi di consumo qualificano con immediatezza la dimensione urbana[4], restituendo pure le specificità del territorio. E’ però la destinazione che all’introito ricavato da essi viene data dagli amministratori locali  il centro del nesso imposte-cibo. La costruzione della città moderna declina  la costruzione del nesso cibo-territorio nel suo farsi; ad emergere è pure una questione qualificante come quella legata all’enuclearsi dell’identità cittadina. La circostanza che in alcuni dei centri urbani più rappresentativi del territorio del Regno – i capoluoghi provinciali – all’interno di tale processo si privilegino gli edifici preposti al controllo piuttosto che quelli delle istituzioni o, ancora, quelli legati a varie ambizioni rappresentative, finisce con il restituire infatti la percezione che quei decurioni, e dietro di essi i ceti dirigenti locali, hanno di se stessi come del proprio territorio.

Tre capoluoghi offrono una lettura dello spazio campano, interpretandone le diverse specificità : Caserta, Capua e Avellino. A qualificarne il profilo e la pratica della nuova dignità amministrativa sono le scelte che gli amministratori assumono sul fronte del riassetto urbano. In questo senso contano le iniziative che in tema di riqualificazione urbana il decurionato casertano conduce e che ricevono d’altronde larga parte della loro fattibilità dalla contribuzione indiretta (tra il 1810 e gli anni Quaranta i dazi consumo partecipano in media in ragione di almeno l’85% alla composizione dell’Entrata comunale).

Le scelte che, sempre in materia di rinnovamento urbano, fanno gli amministratori capuani, ancora una volta vedono l’imposizione sui generi alimentari intervenire in maniera consistente: in quello stesso arco cronologico a Capua le gabelle costituiscono almeno il 75% degli introiti.  Ad Avellino, dove alcune realizzazioni vengono legate in maniera diretta alla tassazione su determinati generi di consumo, l’intervento rivolto all’ammodernamento dello spazio cittadino contribuisce a comporre l’immagine di un capoluogo che alla fine del primo cinquantennio dell’Ottocento non sembra riuscire a superare la dimensione di mero centro amministrativo.

 

Bibliografia

  • A. Davis, Naples and Napoleon. Southern Italy and the European Revolution 1780-1860, Oxford, 2006;
  • Pagano, Enti locali e Stato in Italia sotto Napoleone, Roma, Carocci, 2007;
  • Spagnoletti, Il governo nella città: Bari e le città meridionali in età napoleonica, in Id. (a cura di), Il governo della città, il governo nella città. Le città meridionali nel Decennio francese, Atti del convegno di studi, Bari, 22-23 maggio 2008, Bari, Edipuglia, 2009;
  • Mori, Le città in epoca napoleonica fra cultura politica, ordinamenti territoriali e interventi normativi. Note sull’esperienza della Repubblica italiana e del Regno d’Italia, in A. Spagnoletti (a cura di), Il governo della città, il governo nella città. Le città meridionali nel Decennio francese, Atti del convegno di studi, Bari, 22-23 maggio 2008, Bari, Edipuglia, 2009;
  • Buccaro, L’architettura di Stato nella capitale e nelle città del meridione: premesse ed esiti del Decennio, in A. Buccaro, C. Lenza, P. Mascilli Migliorini (a cura di), Il Mezzogiorno e il Decennio. Architettura, città, territorio, Atti del quarto seminario di studi sul Decennio francese (Napoli – Caserta, 16-17 maggio 2008), Napoli, Giannini, 2012;
  • Mascilli Migliorini, La norma e la forma, in A. Buccaro, C. Lenza, P. Mascilli Migliorini (a cura di), Il Mezzogiorno e il Decennio. Architettura, città, territorio, Atti del quarto seminario di studi sul Decennio francese (Napoli – Caserta, 16-17 maggio 2008), Napoli, Giannini, 2012;

[1] A. Scirocco, L’amministrazione civile: istituzioni, funzionari, carriere, in Il Mezzogiorno preunitario.

Economia, società ed istituzioni, a cura di A. Massafra, Bari, Edizioni Dedalo, 1988, pp. 355–377.

[2] E. Pagano, Enti locali e Stato in Italia sotto Napoleone, Roma, Carocci, 2007, p. 116

[3] A. Bulgarelli-Lukacs, La finanza locale sotto tutela. I bilanci delle comunità nel Regno di Napoli (secoli XVII-XVIII), Venezia, Marsilio, 2012.

[4] Ibidem